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domenica 29 maggio 2011

"nei limiti del possibile"

Quante volte abbiamo sentito o anche pronunciato questa frase?
Innumerevoli per parte mia, prima di analizzarla nel dettaglio era un mio intercalare, prima di accrescere le "competenze dell'impossibile" (esistono davvero?) .

Che cosa vuol dire Limite accostato a Possibilità?
Vuol dire che anche, sopratutto, inconsciamente ci siamo "convinti" che esista un numero limitato di possibilità e ancor più che la possibilità in sè sia una cosa "finita".

"End of the road" come  una strada di quelle Statunitensi magari sulla Route 66 -ho un figlio che guarda "Cars" quotidianamente- che ad un certo punto rechi questo cartello.Quanti avranno percorso quella strada, quanti avranno letto il cartello e si saranno ostinati ad oltrepassarlo perchè quella ormai quella era la loro meta?

"U turn", tornare indietro, e se non fosse uno sbaglio? Se semplicemente guardassimo la strada nel senso opposto? Allora la strada sarebbe lì aperta ad ogni possibilità, illimitata.

"Look ahead", andare oltre, anche tornando indietro; prendere strade alternative,vedere ciò che c'è oltre la possibilità che ci si para davanti come unica. 
Se tornare sui nostri passi fosse un modo di percorrere passi nuovi?

Viuzze, cavalcavia, campi da attraversare;  tesi a chiudere in un recinto gestibile, apparentemente, il numero di alternative che diamo ad una situazione, ci adagiamo nella comfortzone dell'immobilità un luogo dove la possibilità di vedere oltre, si assottiglia sempre di più.

Prossima volta che chiedete  una cortesia, un favore, una mano, un supporto  e la risposta è "certo, nei limiti del possibile" potreste chiedere: " e se non ci fossero limiti al possibile"?


"look ahead don't follow the crowd blindly"


Buon viaggio a tutti:)




R.A.

martedì 17 maggio 2011

La Delega è come la Lavatrice:)

Come funziona la lavatrice?
Una volta caricata di panni  inizia il ciclo di lavaggio che comprende varie fasi: immissione dell'acqua, primo risciacquo, detersivo, risciacquo e fase importantissima scarico e centrifuga.
Viene cioè mandata l'alimentazione alla pompa di scarico in modo da far uscire l'acqua che è ormai sporca ed il motore viene alimentato in modo diverso per aumentarne la velocità ed avere l'effetto "centrifuga" che consente di strizzare ben bene i panni ed eliminare quanta più acqua possibile.
Ma come funziona la forza centrifuga? (Vi prego  di continuare  a leggere anche se vi sembra di stare su un blog di casalinghe disperate).
La  centrifuga  è una forza che spinge verso l'esterno, è definita anche forza apparente perchè in realtà non deve esercitare una vera Forza, contrariamente alla forza Centripeta che invece attira verso un punto (il centro) e che è una vera e propria forza poichè tiene ancorato l'oggetto (pensate alla forza gravitazionale ad esempio).
La differenza sostanziale tra le due forze che mi preme sottolineare è che nella forza Centrifuga  l'oggetto attirato verso l'esterno senza il controllo diretto della forza continuerebbe il suo moto in modalità rettilinea mentre attirato verso il centro(come nella forza centripeta) finirebbe nel centro.
La forza Centripeta segna la direzione,che sarà quella di partenza, anche una volta cessata la sua attività.
 La forza Centrifuga invece lascia che l'oggetto segua la sua direzione, andando oltre quella iniziale.

Perchè la delega è come la Centrifuga?
Nel momento in cui delegate state dando non solo la possibilità a voi stessi di allontanare dal vostro fulcro le azioni che lascerete compiere ad altri ma, state anche dando la possibilità a queste persone (vostri collaboratori) di prendere in seguito le direzioni che sceglieranno e che la prova della delega renderà visibili e possibili.

Quando scegliete di accentrare su di voi tutti i compiti dando una parvenza di delega che in realtà tiene fermamente ancorati alla direzione da voi prestabilita i vostri collaboratori, state rendendo immobili queste persone, in un circolo vizioso.

La Delega è come la centrifuga della lavatrice, se continui ad esercitare solo la tua forza centripeta i panni verranno fuori zuppi!
Non solo stai  anche facendo si che quel risciacquo non si completi correttamente rischiando di ritrovarti coi panni di nuovo sporchi.

La Delega è una responsabilità, una sfida, un potere senza forza, la più alta forma di imprenditorialità visibile.


Vado a stendere il bucato.

martedì 10 maggio 2011

Cos'è il Coaching?

"in una piazza seduto al tavolo di un bar,vedi tutto di fronte  a te: la torre dell'orologio,la statua di un condottiero,una donna che passeggia con un cane.Un Raggio di sole illumina l'orologio e ti accorgi che quello che volevi, era sapere che ore sono".
Il Coaching è la possibilità reale e concreta di scoprire quello che vuoi e raggiungere il tuo obiettivo utilizzando tutto ciò che già possiedi.

Il verbo “to coach”* in inglese significa, addestrare, istruire, appare nel 1830-1 aOxford ed entra poi nel mondo dello sport.

Più recentemente, a partire dalla metà degli anni ´70 la parola “coach” viene utilizzata in combinazione con lo sport. Questa sinergia la si deve a Timothy (Tim) Gallwey un allenatore (coach) di tennis. Tim** notò che i giocatori si auto-correggevano quando gli venivano poste delle domande aperte invece di offrirgli dei suggerimenti su come migliorare. Egli notò altresì che i giocatori che ascoltavano i suggerimenti per migliorare (provenienti dall´allenatore) e provavano di nuovo, ebbene le loro prestazioni peggioravano. Quando un giocatore si rilassava, aveva un´immagine e una sensazione del risultato che voleva ottenere, allora questi migliorava

I primi esempi di business coaching si hanno fra gli Anni ’30 e ’60, quando in grandi imprese americane si forma l’abitudine che i senior manager addestrino e seguano le giovani promesse e, in modo più allargato, quando impiegati con esperienza si dedicano al training dei neoassunti.

Difficile dire quando il business coaching sia arrivato in Italia. Sicuramente al seguito di qualche emerita multinazionale americana. Il primo problema che ha dovuto affrontare è stata l’ostilità verso il cambiamento di molte imprese italiane, che vedono come costo e non come investimento l’affiancamento di un business coach a un proprio manager per creare e sviluppare insieme un business model, per sviluppare nuove competenze atte a comprendere e sfruttare la complessità dei mercati, per accelerare quei processi di cambiamento necessari per restare sul mercato e competere senza inibizioni col resto del mondo.


Il business coaching, come già chiarito, agisce in ambito professionale, è orientato al raggiungimento di obiettivi misurabili e interviene, per sintesi, in situazioni che necessitano trasformazioni veloci e durature.

 Una collaborazione tra un coach ed un individuo che vi aderisce volontariamente ,tocca un profondo livello personale di convinzioni, valori e visione della vita.
Il coaching è una relazione di sviluppo reciproco che fa evolvere sia il coach che la persona sottoposta a coaching.
Il coaching è anche un apparato di conoscenze, una struttura ed uno stile relazionale incentrato sullo sviluppo del potenziale umano.

Spesso il Coaching e la Programmazione Neuro Linguistica** vengono associate, proposte quasi come interscambiabili, o molto simili tra loro, se non direttamente “fuse”,proponendo come Coaching programmi che invece sono percorsi di PNL.
Quanto di più erroneo si possa affermare:Il Coaching e la PNL hanno in comune la fonte di psicologia breve e gli isegnamenti di Erickson ma  non sembrano tuttavia sostenibili  comunioni di intenti appena si osservi un po’ meglio all’interno delle due discipline.

La persona nella PNL viene guidata dall’esterno e invitata a ristrutturare le sue percezioni e le sue comunicazioni secondo alcune modalità ritenute “tipiche” del funzionamento cerebrale e sensoriale (modalità generali e generalizzabili), mentre l’assunto del Coaching è che non sia né possibile né tanto meno auspicabile alcuna generalizzazione o tipicità: il Coaching muove dall’assioma della assoluta unicità della persona.


Il Coaching è un intervento non terapeutico, in cui la relazione si sviluppa come “conversazione” finalizzata a trovare il meglio di sé, la parte potenziale e non ancora espressa del cliente. In questo senso, per il coach non esiste alcun modello teorico prefissato a cui potersi connettere, ogni cliente va ascoltato come fosse l’unico essere umano sulla terra, con sue personali modalità, contenuti, aspirazioni, del tutto peculiari.

In una sessione di coaching ci si stupisce nel "vedere" per la prima volta cose che hai già avuto sotto agli occhi ma che non hai preso in considerazione.



Roberta Apice

*Il sostantivo "Coach" ha origini Ungheresi e più precisamente deriva da un villaggio magiaro Kochs a 70 km a nord ovest di Budapest. A Kochs venivano fabbricate carrozze di qualità, da qui "mezzo di trasporto".
**Il messaggio di Tim Gallwey può essere trovato sul suo libro: “The inner game of Tennis”
***PNL(NLP)

_tratto in parte da un articolo di 
Franca Angi/Articolo scaricato da www.humantrainer.com

Chi ha bisogno del Coaching?

Questa domanda mi è stata posta oggi da una persona che Stimo come Amico e che oltre ad essere  perspicace,intuitiva ed efficace nella sua comunicazione è uno stimato professionista nel trading finanziario.
La sua opinione inoltre ha ancor più rafforzato la considerazione che a nessuno piace essere manipolato,convinto,consigliato sul da farsi.

La mia risposta (strano rispondere quando di solito fai tu le domande) è stata e, sempre sarà questa:
" Nessuno ne ha bisogno, il Coaching non è una necessità,non è un bisogno. Il Coaching è un opportunità."

La possibilità reale e concreta di scoprire i propri obiettivi e formulare il piano d'azione per portarli a  compimento.

Perchè mai dovremmo privarci di un opportunità?
Perchè mai dovremmo rifiutare una possibilità?

Spesso succede che il cliente, nonostante il suo massimo impegno, non raggiunga gli obiettivi personali, relazionali o lavorativi che desidera; i motivi possono essere tanti, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, la causa è da ricercarsi in una identificazione e definizione poco efficace dell’obiettivo.
Sovente le persone sanno con chiarezza cosa non vogliono, ma finiscono proprio in quella direzione.
Il nostro cervello però è in grado di darci qualunque risorsa di cui abbiamo bisogno; ma sta a noi sapergli porre le domande giuste.


Grazie per avermi dato la possibilità di riflettere ancora una volta su quanto mi piaccia il mio essere un coach.

R.A.